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In quella che Miyazaki Hayao definisce “l’epoca degli idrovolanti”, Marco Pagot è un ex-pilota che si è misteriosamente ritrovato nelle mutate sembianze di un maiale antropomorfo. Con il nome di battaglia di Porco Rosso, vola alla ventura sui cieli dell’Adriatico a bordo del suo idrovolante vermiglio, sfuggendo al giogo fascista e sbarcando il lunario come cacciatore di taglie. Ma l’arrivo del pilota americano Curtis, assoldato dai Pirati del Cielo, lo costringerà a nuove battaglie per salvare il proprio onore e quello di una radiosa fanciulla, per la riconquista di un perduto amore e della fiducia nell’umanità.
Pensato inizialmente come un cortometraggio commissionato a Miyazaki Hayao dalla Japan AirLines, Porco Rosso è ‘cresciuto’ fino a diventare uno dei capolavori più universalmente riconosciuti dello Studio Ghibli. L’idea di un breve film destinato ai voli di linea incontra subito l’entusiasmo dell’autore, che ha l’occasione di lavorare su una delle sue più grandi passioni: l’aviazione. Fin da bambino il futuro maestro dell’animazione giapponese cresce tra progetti e modelli aeronavali: il padre, infatti, si occupa della costruzione degli Zero, i famosi caccia giapponesi. La fascinazione subita da Miyazaki Hayao per il mondo dell’aviazione è testimoniata, non da ultimo, dall’ammirazione per Antoine de Saint-Exupéry, l’autore de Il piccolo principe, pilota oltre che scrittore, morto nel 1944 durante una trasvolata nei cieli della Corsica.
Nel corso di tutta la sua carriera, Miyazaki tornerà spesso a dedicarsi all’interesse per l’aeronautica militare, disegnando per la rivista giapponese Model Graphix dei brevi fumetti ad acquerello dedicati ai mezzi bellici.
Proprio uno di questi fumetti, dal titolo L’epoca degli idrovolanti, diventerà lo spunto per Porco Rosso, che delle strisce riprende la storia e il protagonista. Perché proprio un maiale? Mai Miyazaki avrebbe affidato il ruolo principale del film a un eroe classico o all’immagine un po’ stereotipata dell’aviatore bello e coraggioso. Nasce così la figura di Marco Pagot, ex pilota di idrovolanti durante la Grande Guerra, che dopo essere sopravvissuto alla più disperata delle battaglie si ritrova misteriosamente nelle mutate sembianze di un suino antropomorfo. Senza perdere però un grammo del suo carisma, come dimostra l’entusiasmo che nutrono nei suoi confronti sia l’antica spasimante Gina che la giovane e intrepida Fio Piccolo.
Non stupisca il cognome italiano del personaggio: tutto Porco Rosso è percorso da continui omaggi e riferimenti al Belpaese. Ambientato sui cieli dell’Adriatico, con una ‘trasferta’ urbana tra i capannoni e i navigli dell’operosa Milano, il film cita tanti nomi di figure storiche realmente esistite (come l’aviatore Arturo Ferrarin), ispirandosi per i disegni dei velivoli ai veri modelli che hanno fatto la storia dell’aviazione italiana (uno su tutti, il Macchi M.33). Senza contare, in primis, il nome del protagonista, tributo alla famiglia dei Pagot, che fu pioniera dell’animazione in Italia: i capostipiti Nino e Toni firmano nel 1949 il primo lungometraggio a cartoni animati del nostro cinema, I fratelli Dinamite, prima di creare il mitico Calimero, tanto amato anche in Giappone, e Marco, figlio e nipote d’arte, nel 1981 collabora con lo stesso Miyazaki per la serie tv Il fiuto di Sherlock Holmes.