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La giovane Sophie, 18 anni, lavora senza posa nella boutique di cappelli che, prima di morire, apparteneva a suo padre. Durante una delle sue rare uscite in città, conosce Howl il Mago. Howl è molto affascinante, ma non ha molto carattere… Fraintendendo la loro relazione, una strega lancia un maleficio terribile su Sophie e la trasforma in una vecchia di 90 anni. Prostrata, Sophie fugge e vaga nelle terre desolate.
Per puro caso, entra nel Castello Errante di Howl e, nascondendo la sua vera identità, si fa assumere come donna delle pulizie. Questa “vecchia signora”, tanto misteriosa quanto dinamica, riuscirà in breve tempo a dare nuova vita alla vec- chia dimora abitata solo da un giovane apprendista, Markl, e da colui che manda avanti il Castello, Calcifer, il demone del fuoco. Più energica che mai, Sophie com- pie dei miracoli. Quale favoloso destino la attende? Cosa succederà tra lei e Howl?
Dal Romanzo al film
Nel 1992 “Archer’s goon”, uno dei romanzi di Diana Wynne Jones, veniva adattato dalla BBC in sei episodi da 25 minuti. All’epoca la scrittrice dichiarò: «Penso che, con il suo scenario unico che si apre su molteplici paesaggi, Il Castello Errante potrebbe benissimo fun- zionare al cinema. I tecnici degli effetti speciali oggi fanno dei prodigi tali!». Non poteva sognare migliore adattatore di Hayao Miyazaki. I lettori del libro infat- ti verranno colpiti dalle somiglianze tra gli universi di questi due artisti, nono- stante la distanza che separa i loro paesi d’origine. Miyazaki ha dovuto sfrondare il libro, troppo fitto, pur rimanendo fede- le alla sua struttura.
Eppure, Il Castello Errante sembra un “proseguimento” di tutti i suoi altri film. Sin dall’inizio, il regno da operetta descritto da Wynne Jones permette a Miyazaki di ritrovare le ambientazioni barocche di Kiki la piccola strega. Il cineasta aggiunge solo un’artiglieria di macchine volanti (come in Castle in the Sky) o galleggianti (come in Porco Rosso), onde poter insistere sulle minac- ce di guerra (nel libro, si parla vagamen- te di un conflitto tra i regni vicini). Per Miyazaki, la realtà è mobile e gli spiriti sono dappertutto. Niente è fisso. Si è dunque trovato a casa sua in questo mondo magico, in cui ci si batte a colpi di sortilegi (come in Principessa Mononoke e ne La Città Incantata), e in cui nessuno è in realtà ciò che sembra essere. Sotto la sua parvenza di vecchietta, Sophie resta una giovane ragazza.
Lo spaventapasseri (con il sorriso di Totoro) in realtà è un principe stregato. E Howl può trasformarsi in uccello o assumere le sembianze del re! Il mondo di Miyazaki è quello della meta- morfosi permanente. Adora dare dei doppi ai suoi personaggi, o cambiarne l’identità: Chihiro era stata ribattezzata Sen da Yubaba.
Qui, è Howl che viene chiamato sia Signor Jenkins che Signor Pendragon (nel libro ha una terza identi- tà, Hubert Berlu!). Tutta questa fantasia si estende alla nar- razione, arrivando a mettere a soqqua- dro la continuità narrativa, grazie a que- sta porta magica che consente di passa- re in un secondo da un ambiente ad un altro. Le intersezioni sono alle volte inquietanti: Howl depresso si ricopre di una colla verde che evoca il mostro putrido a cui Chihiro deve fare il bagno. La scena si trova nel libro, sebbene sia stato scritto nel 1986. Nel romanzo, il castello viene descritto di sfuggita. Miyazaki ne fa una scultura, pieno di ferraglie che soffiano e penano, passerelle, torrette e scale segrete. Bella anche l’idea di fare del fuoco un personaggio a tutto tondo. Quando sco- priamo Calcifer spolmonarsi per far avanzare il castello, pensiamo a Kamaji, il vecchio con sei braccia che alimentava la caldaia del bagno di Chihiro. E quan- do, armata di un secchio e di una scopa, Sophie intraprende un lavoro gigantesco nel castello, vediamo al lavoro sia Kiki che Chihiro.
Altro tema eterno: la lotta del bene e del male, che per Miyazaki non posseggono contorni ben precisi. Così, nel suo sontuoso palazzo, la maga Suliman troneggia come un monarca pacifico. Sembra piena di saggezza e di bontà. In realtà non è altro che una sadica che obbliga i suoi visitatori a salire una scala gigantesca e che alimenta la guerra. Ma non c’è spirito di vendetta in Miyazaki: Sophie raccoglie e nutre la maga immon- da delle Lande, ridivenuta una vecchietta poco socievole e inoffensiva. In effetti, gli ultimi film di Miyazaki sono delle storie molto semplici.
Grazie al suo amore per Haku, Chihiro libera il giovane da un maleficio (e ritrova la sua identità), quanto a Sophie, questa libera Howl e Calcifer (e ritrova la sua età). Nelle mani del demiurgo Miyazaki, queste storie diventano pura fantasmagoria. La sua immaginazione è così fertile che sembra scrivere la sua sceneggiatura mano a mano che gira. La cornice imposta della fiaba inglese non ha paralizzato Miyazaki. Al contrario, non è mai sem- brato più libero e così a suo agio.