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I film dello Studio Ghibli sfilano in passerella

Hayao Miyazaki ha realizzato capolavori cinematografici famosi in tutto il mondo e per dimostrarlo si potrebbero fare tanti esempi. Uno dei più recenti e curiosi è la presenza in passerella alla prestigiosa Settimana della moda di Parigi di modelli che potrebbero essere ispirati ad alcuni dei film più noti, come “La città incantata” (a giugno nei cinema italiani), “Principessa Mononoke” e “Ponyo sulla Scogliera”. Tra gli stilisti che potrebbero aver realizzato abiti ispirati ai celebri lungometraggi di Studio Ghibli ci sono nomi del calibro di Vivienne Westwood, Paul & Joe, Alexander McQueen e anche l’italiano Valentino.

Susuwatari – l’abito di Gareth Pugh si ispira ai piccoli esserini di fuliggine apparsi prima ne “Il mio vicino Totoro” e poi ne “La città incantata”. Di solito neri, golosi di konpeito, si tramutano in polvere una volta toccati. La specie che ha sfilato per Gareth Pugh è una bellissima e rara varietà bianca.

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Spirito del Ravanello – Un altro personaggio presente nel film “La città incantata” è lo Spirito del Ravanello, chiamato anche Oshira-sama, che incontriamo nell’impianto termale dove lavora Chihiro. A ispirarsi a lui potrebbe essere Comme de Garcon’s in un abito che esalta la bellezza ribelle.

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Chihiro – Anche la bambina di 10 anni protagonista de “La città incantata” potrebbe aver ispirato un abito, questa volta di Chloe. In particolare l’abito fa riferimento a quello indossato da Chihiro all’interno dell’impianto termale: abito lungo con cintura in vita.

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Principessa Mononoke – Dopo il recente passaggio del film nei cinema italiani è facile riconoscere in questo abito la coraggiosa guerriera San, che lotta per salvare il luogo in cui è cresciuta dagli umani. A esaltare il fascino della principessa spettro è Alexander Mcqueen.

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Lo Spirito della ForestaVivienne Westwood ha creato un abito molto particolare ispirandosi al Dio Cervo presente in Principessa Mononoke? Avvolta nelle piante, la modella indossa rami di frutti di bosco intorno al collo e una piuma in testa, mentre il trucco esalta la bellezza e le dona un aspetto salutare.

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Totoro – Lo spirito della natura, amichevole e paffutello, de “Il mio vicino Totoro” è anche presente nel logo dello Studio Ghibli. A lui sembra ispirarsi l’abito di Viktor & Rolf, ovviamente grigio come in originale.

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Gattobus – L’originale mezzo di trasporto utilizzato ne “Il mio vicino Totoro” è un autobus a forma di gatto, che grazie alle dodici zampe riesce a muoversi velocemente diventando anche invisibile. Ispirazione per tanti artisti di campi diversi, in questo caso lo potrebbe essere stato per Chloe.

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Howl – L’affascinante Howl è forse l’ispiratore di questo abito rosso di Paul & Joe. Personaggio principale, insieme a Sophie Hatter e Calcifer, del film “Il castello errante di Howl” vive in un mondo di magia, ma soprattutto ha un castello che si muove per le Lande desolate.

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Ponyo – Il grande italiano Valentino, invece, si ispirerebbe ad un altro capolavoro dello Studio Ghibli: “Ponyo sulla Scogliera”, donando alla pesciolina rossa Ponyo che vuole diventare umana e stare accanto a Sōsuke un aspetto puro.

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Senza Volto – Ne “La città incantata” uno spirito “Senza volto” si affeziona alla protagonista Chihiro cercando disperatamente di renderla felice. Ha l’aspetto di un esile figura con una maschera bianca in volto ed è a questo spirito che sembra ispirarsi per il suo abito Yohji Yamamoto.

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Qual è il vostro preferito o quello che incarna meglio le caratteristiche del personaggio? Noi non sappiamo se questi abiti potrebbero piacere ad Hayao Miyazaki, ma se davvero sono stati ispirati dai capolavori Studio Ghibli confidiamo che siano fedeli ai valori espressi nei film del Maestro.

La Città Incantata a Giugno nelle sale: la sinossi ufficiale

Il 25, 26 e 27 giugno arriverà nelle sale italiane La Città Incantata, considerata da molti l’opera maestra di Hayao Miyazaki, vincitore di innumerevoli premi tra cui l’Orso d’Oro al festival di Berlino nel 2002 e l’Oscar per il miglior film di animazione nel 2003. Un film per grandi e piccini che ha battuto ogni record di incasso in Giappone e che anche in questo caso godrà di un nuovo doppiaggio italiano.

Di seguito potete leggere la sinossi ufficiale del film-evento.

Chihiro è una ragazzina di dieci anni, capricciosa e testarda, convinta che l’intero universo debba sottostare ai suoi capricci. Quando i suoi genitori, Akio e Yugo, le dicono che devono cambiare casa, la bambina va su tutte le furie e non fa nulla per nascondere la sua rabbia.

Abbandonando per sempre la vecchia casa, Chihiro si aggrappa al ricordo dei suoi amici e di un mazzo di fiori, ultime tracce della sua vecchia vita. Arrivati in fondo ad una misteriosa strada senza uscita, Chihiro ed i suoi genitori si trovano davanti ad un immenso edificio rosso sulla cui facciata si apre una galleria senza fine che somiglia ad una gigantesca bocca. Con una certa riluttanza, Chihiro segue i genitori nel tunnel.

Il tunnel li conduce ad una città fantasma, dove li aspetta un sontuoso banchetto. Akio e Yugo si gettano famelici sul cibo e vengono trasformati in maiali sotto gli occhi della figlia. Sono scivolati in un mondo abitato da antiche divinità e esseri magici, governato da una strega malvagia, l’arpia Yubaba.

Yubaba spiega a Chihiro che i nuovi arrivati vengono trasformati in animali prima di essere uccisi e mangiati. Coloro che riescono a sfuggire a questo tragico destino saranno condannati all’annientamento, quando verrà dimostrato che non servono a nulla.

Per sua fortuna, Chihiro trova un alleato nell’enigmatico Haku. Per ritardare il più possibile il terribile giorno della resa dei conti e sopravvivere in un mondo strano e pericoloso, Chihiro dovrà rendersi utile e quindi lavorare. E così la ragazzina rinuncerà alla sua pigrizia, alla sua umanità, alla sua ragione, ai suoi ricordi e addirittura al suo nome…  

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Principessa Mononoke, la parola a Hayao Miyazaki

Da circa una settimana, in occasione della Festa del Cinema, è nelle sale italiane Principessa Mononoke, il capolavoro diretto da Hayao Miyazaki, uscito per la prima volta nel 1997.

Il film, sicuramente tra quelli più amati del maestro giapponese, è stato riproposto con un nuovo doppiaggio più fedele all’originale e ha riscosso un enorme successo nelle sale.

Per chiudere in bellezza questa settimana dedicata a Principessa Mononoke, vi proponiamo le dichiarazioni di Hayao Miyazaki sul film.

“In questo film ci sono pochi di quei samurai, signori feudali e contadini che di solito appaiono nei film in costume giapponesi. E quelli che ci sono appaiono nei ruoli più marginali. Gli eroi principali di questo film sono i furiosi dei delle foreste della montagna, e quei personaggi che raramente fanno la loro comparsa sul palcoscenico della storia. Tra questi, i membri del popolo dei fabbri Tatara, gli artigiani, i braccianti, i minatori, i carbonai e i conducenti di carri, con i loro cavalli e i loro buoi. Portano armi e hanno quelli che potremmo definire come i sindacati dell’epoca, le loro corporazioni di arti e mestieri.

I terribili dei della foresta, contro i quali si battono, prendono le sembianze di lupi, cinghiali e orsi. Il Grande Spirito della foresta sul quale è incentrata la storia è una creatura immaginaria dal volto umano, il corpo di un animale e grandi corna legnose. Il ragazzo protagonista è un discendente della tribù degli Emishi, che fu sconfitta dai governanti giapponesi Yamato e scomparve in un’epoca remota. La ragazza ha i tratti di una scultura in creta del periodo Jomon, un’era pre-agricola del Giappone, durata fino all’80 d.C. circa.

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Gli ambienti principali in cui si svolge la storia sono le impenetrabili foreste degli dei, il cui accesso è vietato agli esseri umani, e le fucine del clan Tatara, che somigliano ad una fortezza. I castelli, le città e i villaggi dediti alla coltivazione del riso, che di norma sono gli ambienti in cui si svolgono le storie in costume giapponesi, qui restano sullo sfondo. Al loro posto abbiamo cercato di ricreare l’atmosfera di un Giappone ancora coperto da fitte foreste, con pochi abitanti e nessun argine, con una natura ancora incontaminata, con montagne lontane e vallate solitarie, ruscelli di acqua limpida, stretti sentieri pietrosi e non battuti e una profusione di uccelli, animali e insetti.

Abbiamo utilizzato questi ambienti per sottrarci alle convenzioni, ai preconcetti e ai pregiudizi relativi ai tradizionali drammi storici e per avere maggior libertà nel delineare i nostri personaggi. Recenti studi di storia, antropologia e archeologia ci dicono che il Giappone ha un passato molto più ricco e vario di come comunemente viene rappresentato. La povertà di immaginazione dei nostri drammi storici è in gran parte dovuta all’influenza esercitata dai cliché presenti nelle trame dei film.

Il Giappone dell’era Muromachi (1392-1573), periodo in cui si svolge la nostra storia, era un mondo in cui il caos e il cambiamento costituivano la norma. Successiva all’era Nambokucho (1336-1392), durante la quale due corti imperiali si erano fatte la guerra per la supremazia nel Paese, l’era Muromachi è stata un’epoca piena di ardimento, di clamoroso banditismo, di nuove forme d’arte e di ribellione contro l’ordine stabilito. E’ stata l’epoca in cui ha cominciato a prendere forma il Giappone di oggi. E’ stata diversa sia dall’era Sengoku (1482-1558), quando eserciti professionisti combattevano in guerre organizzate, sia dall’era Kamakura (1185-1382) quando i potenti samurai si scontravano per il dominio sul territorio.

E’ stata un’era più fluida, in cui non c’erano distinzioni tra contadini e samurai, in cui le donne erano più libere e audaci, come è possibile capire guardando le ‘shokuninzukushie’, immagini dipinte di donne dell’epoca intente a compiere i lavori più diversi. In quel mondo il confine tra la vita e la morte era più netto. La gente viveva, amava, odiava, lavorava e moriva senza le ambiguità di oggi.

In ciò risiede, credo, il significato di fare un film come questo in anni di caos mentre ci accingiamo ad entrare nel XXI° secolo. Con questo film non pensiamo di risolvere problemi globali. Non ci può essere un lieto fine dello scontro tra gli dei della foresta e gli uomini. Ma anche nel bel mezzo di odio e carneficine resta un po’ di quell’amore per cui vale la pena di vivere. Incontri meravigliosi e cose bellissime accadono ancora.

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Nel film abbiamo messo in scena l’odio, ma solo per mostrare che ci sono cose più importanti. C’è una maledizione, ma solo perché volevamo mostrare la gioia della salvezza. Cosa ancora più importante, mostriamo come un ragazzo e una ragazza arrivino a comprendersi, e come la ragazza mostri il suo cuore al ragazzo. Alla fine del film la ragazza dice al ragazzo: “Ti amo Ashikata, ma non posso perdonare gli esseri umani”. Il ragazzo sorride e le risponde: “Cerchiamo di convivere in pace”.
Questa scena riassume l’idea di film che volevamo fare.”

Principessa Mononoke sarà nelle sale solo fino a domani. Se non l’avete ancora visto, prenotate subito il vostro biglietto cliccando sul banner sotto.

Conosciamo meglio i personaggi di Principessa Mononoke

E’ arrivato ieri nelle sale italiane Principessa Mononoke, il capolavoro del 1997 del maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki.

Principessa Mononoke racconta la storia di Ashitaka, un guerriero Emishi, e della maledizione caduta su di lui dopo che ha salvato il suo villaggio dalla furia di Nume cinghiale, impazzito dall’ira. Destinato a morte certa, il giovane abbandona il villaggio per evitare che il maleficio ricada su tutti gli abitanti. Durante il suo viaggio per liberarsi dalla maledizione, si ritroverà immischiato in una guerra tra umani e divinità. È qui che incontrerà le due acerrime nemiche Eboshi, la padrona della città del ferro, e San, la principessa spettro. L’umana che cerca di distruggere il bosco delle divinità e la ragazza lupo che cerca di contrastarla.

Conosciamo meglio i personaggi, per metà immaginari e per metà leggendari, che popolano la storia del maestro Miyazaki.

 

ASHITAKA
Il giovane principe di sangue reale è il futuro capo del clan Emishi, un popolo semi-annientato dal regime Yamato (il governo dell’Imperatore) i cui superstiti sono stati costretti a rifugiarsi nel Nord dell’Arcipelago. Ashikata ha il cuore puro. E’ un leader nato, abile nei combattimenti, sempre accompagnato dal suo Yakkuru, mezzo stambecco, mezzo yak. Si dirige a Ovest alla ricerca del Dio-Bestia affinché questi gli guarisca la ferita che gli ha inferto un dio malvagio. Come molti degli eroi di Miyazaki, Ashikata rappresenta la purezza e la giovinezza. E’ ossessionato da un’unica cosa: far regnare la pace tra gli uomini, gli animali e gli dei della natura.

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Ashikata il nobile, Ashikata il prode,
che non volta mai le spalle al suo destino.
Ashikata che ama il popolo, Ahikata che ama la foresta,
Ashikata la cui visione è chiara e pura.
Senza sosta gli abitanti del villaggio
narrano questa storia ai loro bambini
Senza sosta dicono ai loro bambini
dovete vivere come ha vissuto Ashikata.

SAN, LA PRINCIPESSA MONONOKE
Abbandonata nella foresta e allevata dai lupi delle montagne, considera la dea Moro come una madre. Cova dentro di sé un odio profondo contro la specie umana, e in particolare contro Madame Eboshi perché la ritiene responsabile della distruzione degli animali e della foresta. Con il viso coperto da una maschera rituale, si fa chiamare “Principessa degli spettri” (in giapponese “Mononoke” indica tutto quello che ha a che vedere con gli spiriti e i demoni). San è senza paura, pronta a sacrificare anche se stessa.

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Il fremito della corda tesa dell’arco,
il tuo cuore in preda al turbamento al chiaro di luna,
il tuo bel viso che si profila nella luce,
spietato
come la lama di una spada.
Coloro che conoscono il tuo cuore
celato dal dolore e dalla collera
sono gli spiriti,
gli spiriti della foresta.

MADAME EBOSHI
Rispettata da tutti, è l’anima del clan dei Tatara, un popolo di fabbri esistito davvero. Vive trincerata sulle colline, in una fortezza impenetrabile che dirige con pugno di ferro. Generosa, ha aperto le sue porte alle vecchie prostitute e ai lebbrosi. Per fabbricare dei moschetti leggeri e ultra-moderni non esita ad abbattere gli alberi e ad attaccare le forze nere della foresta. Combatte come un uomo e tiene testa ai clan che vorrebbero offrirle la loro protezione in cambio del ferro che lei produce.

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Il tuo cuore d’acciaio è spietato,
la tua volontà di ferro.
Sei tanto buona con i deboli
quanto feroce con i nemici.
Il tuo collo è bianco,
le tue braccia fragili,
ma la tua forza non ha limiti.
Hai scelto da che parte stare, senza dubbi o esitazioni.
Ti sei guadagnata l’ammirazione di coloro che credono in te.
Guardi lontano.
E’ il futuro quello che vedi?
O è il riflesso di un passato con i colori dell’inferno
che si riflette nel tuo sguardo?

IL DIO BESTIA
E’ l’anima della foresta. Appare sotto forme diverse, diurne o notturne. Di notte si trasforma in un gigante alto diverse decine di metri, che i contadini chiamano “il creatore di montagne”. Con il suo solo sguardo può impadronirsi della vita di chiunque. Solo lui può guarire la ferita mortale di Ashikata.

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Strano animale
il corpo di un cervo, il viso di un uomo
le corna come i rami contorti di un albero.
Dio terribile e magnifico
che muore con la luna calante
e rinasce con la luna nuova.
Un dio che ricorda quando è nata la foresta,
un dio dal cuore di bambino,
un dio della vita e della morte.

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Bonzo dall’aspetto di un traditore, membro di una misteriosa organizzazione, l’”unione dei maestri”. Indica la strada nella foresta ad Ashikata e manipola Madame Eboshi al solo scopo di impadronirsi della testa del Dio-Bestia che si dice doni l’immortalità.

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MORO
Nemica di Madame Eboshi, protettrice del Dio-Bestia, questa Dea-lupa ha 300 anni e ha allevato San. Capisce il linguaggio degli esseri umani, che detesta perché distruttori della natura.

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I KODAMA
Sono gli “spiriti degli alberi”, pacifici e luminosi. Possono aiutare gli esseri umani a ritrovare la strada nel sottobosco. Di loro vi è traccia in molte leggende giapponesi medioevali.

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Principessa Mononoke sarà al cinema fino al 15 maggio a soli 3 euro. Prenotate subito il vostro posto in sala cliccando sul banner seguente.

La vera foresta della Principessa Mononoke

Immaginate di entrare in questo bosco lussureggiante, con magnifici cedri e rocce coperte da muschio. Vi sembrerà poi di avere un déjà vu, perché questo posto lo avete già visto da qualche parte, in qualche film…. E infatti è proprio così.

L’isola giapponese di Yakushima, patrimonio dell’umanità, è famosa in tutto il Giappone per la sua bellezza unica, la fauna selvatica e gli alberi, alcuni anche millenari. Ma non solo, oltre ad essere visitata da escursionisti e turisti, è anche meta di viaggio per i fan di un certo anime..
Stiamo parlando dei fan di Principessa Mononoke, l’acclamato lungometraggio dello Studio Ghibli, diretto da Hayao Miyazaki nel 1997, che sarà al cinema in Italia dall’8 al 15 Maggio!

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Yakushima è stata l’ispirazione per le ambientazioni del film, con il famoso animatore Hayao Miyazaki che amava profondamente la natura selvaggia dell’isola. Questo fatto è stato così importante da far nascere un’area specifica della foresta chiamata “Mononoke Hime no Mori” (La foresta della Principessa Mononoke). Un luogo che continente paesaggi e radure molto simili a quelle nel film, dove alcune persone hanno persino lasciato delle statuette dei Kodama, gli spiriti che appaiono in Principessa Mononoke, per creare un’atmosfera ancora più suggestiva.

Se avete intenzione di visitare Yakushima, il sito The Circumference consiglia di andarci nel tardo autunno. È inoltre possibile raggiungere l’isola in aereo o in traghetto da Kagoshima City, ma in ogni stagione conviene indossare abiti impermeabili, senza dimenticare le statuette dei Kodama!

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Principessa Mononoke, tra realismo e fantasia

Principessa Mononoke, film epico con storie di cavalieri e forze naturali, conquistò gli spettatori giapponesi nell’estate del 1997. Solo qualche settimana dopo la sua uscita, questa storia animata incentrata sull’antica battaglia per la futura sopravvivenza della natura aveva superato il film record di incassi nelle sale fino a quel momento: E.T. – l’extraterreste. Finì poi col far registrare un totale di incassi superiore ai 150 milioni di dollari, in un Paese con la metà della popolazione degli Stati Uniti e meno di un decimo del numero dei suoi schermi. Nel 1998 il film ottenne anche il premio come miglior film all’equivalente giapponese della cerimonia degli Oscar.

Diretto da Hayao Miyazaki, Principessa Mononoke tratta problemi decisamente universali e gravi, come il tentativo di uomini e donne di vivere in armonia tra loro e con lo spirito della natura. Con la bellezza mozzafiato degli acquarelli di Miyazaki, personaggi profondamente commoventi e descrizioni del mondo naturale altamente evocative, storia prende vita superando i tradizionali limiti sia dell’animazione che del cinema in live-action.

Nel il film ci sono tutti i temi cari a Miyazaki: abitanti di antiche località che cercano di mantenere il loro stile di vita; esseri umani che cercano di sopravvivere in luoghi selvaggi; il conflitto tra ambiente e progresso; la bellezza e la maestosità del mondo animale; la possibilità per bene e male di convivere nella stessa persona; e, soprattutto, la potenza esercitata dai miti sulla nostra immaginazione e sulla nostra mente.

Miyazaki riesce a combinare il duro realismo e le sequenze d’azione dell’epica samurai; un insieme di personaggi maschili e femminili ugualmente forti, impegnati a combattere per ciò in cui credono; e un viaggio mistico attraverso la mitologia animista, ottenendo alla fine qualcosa che raramente si è visto al cinema: un mondo originale interamente ricreato per una storia complessa e adulta realizzata in animazione. Miyazaki ha indicato come possibile pubblico per Principessa Mononoke “chiunque abbia finito le scuole elementari”. E ha dato vita al suo mondo con crudo realismo, rivelando con dettagli espliciti la brutalità della guerra e l’odio profondo tra gli esseri umani.

Miyazaki ha creato una piccola cittadina di frontiera, Tatara Ba o la Città del Ferro, che potrebbe trovarsi ai confini di qualsiasi territorio selvaggio, americano o giapponese, una cittadina che somiglia a quelle viste tante volte in western come Sfida infernale. Ha popolato il suo villaggio con personaggi appartenenti a gruppi sociali marginali o a quelle minoranze oppresse che quasi mai appaiono nei film giapponesi. E li ha raffigurati come avidi, ambiziosi e spietati, con molte di quelle qualità tanto preziose per la vita di frontiera, ma anche tanto disastrose per l’ambiente.

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Traendo ispirazione dal folklore giapponese, oltre che dalla propria fertile immaginazione, Miyazaki ha quindi dato vita ad un pantheon di divinità e di creature della foresta. Alcune delle sue creazioni, come gli spiriti del bosco (i Kodama) affondano le proprie radici in antichi racconti giapponesi. Altre traggono ispirazione da classici della letteratura mondiale, come la principessa Mononoke, una ragazza allevata dai lupi che vive in modo primitivo, i cui antecedenti possono essere identificati in fonti occidentali, quali Romolo e Remo, “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling o Il ragazzo selvaggio di François Truffaut. Mononoke è un personaggio originale, che prova empatia sia per gli esseri umani che per gli animali, e il suo destino è quello di fare da tramite tra questi due mondi sempre più distanti tra loro.

Nei film raramente la natura può dire la sua sulla storia che viene raccontata, ma in Principessa Mononoke Miyazaki accorda agli animali e allo spirito della foresta una voce appassionata. Nel film di Miyazaki la natura non è quindi solo un oggetto, ma un mondo scintillante e vivo che assume la forma di enormi animali dotati di eloquio.

Lo scopo di Miyazaki non è mai stato quello di portare sullo schermo una ricostruzione accurata del Giappone medioevale, ma piuttosto di rappresentare l’origine dell’apparentemente insolubile conflitto tra la natura e la moderna civiltà industriale, un conflitto che perdura fino ai nostri giorni. Facendo ciò, Miyazaki evita di mettere in scena personaggi solo malvagi ed eroi senza macchia. Gli uomini che distruggono l’ambiente non sono poi così cattivi, visto che cercano semplicemente di farcela in un mondo che li ha spinti al limite della sopravvivenza. D’altra parte San e gli dei della foresta non hanno solo nobili intenti; la lunga e perdente battaglia contro gli umani ha indurito i loro cuori, escerbato la loro rabbia e li ha profondamente divisi tra loro. Eppure, nell’interazione tra i due gruppi – per quanto difficile da raggiungere – si realizza qualcosa di magico.

Principessa Mononoke sarà nelle sale dall’8 al 15 maggio a soli 3 euro, durante la Festa del Cinema. Cliccate sul banner sotto e prenotate subito il vostro biglietto.