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Sul Patriottismo e l’emendamento Costituzionale: un’intervista con il regista Hayao Miyazaki

Questa intervista con il famoso animatore e regista Hayao Miyazaki fu pubblicata in origine sul mensile dello Studio Ghibli Neppu, in un inserto speciale riguardante l’emendamento costituzionale. Con un tono colloquiale, Miyazaki tratta una grande quantità di argomenti: racconta dell’esperienza della guerra sua e di suo padre, del suo mutevole rapporto con il Giappone, e approfondisce la politica e l’economia nipponica postbellica e le Forze di autodifesa. Inoltre, critica aspramente l’attuale governo guidato da Shinzo Abe, specialmente riguardo l’emendamento di riforma costituzionale.

Questo inserto della rivista Neppu ricevette una grandissima attenzione mediatica, ma le poche copie disponibili erano distribuite solo in pochissime librerie. L’editore così decise di pubblicare parzialmente l’intervista online. Il grande interesse per le opinioni di Miyazaki va cercato nella rarità delle sue pubblicazioni, dove il famoso animatore tratta apertamente le sue posizioni politiche. La traduzione presente è stata realizzata con la supervisione dello Studio Ghibli.

Originariamente pubblicato su Neppu, Luglio 2013
Tradotto in inglese da Asato Ikea, e in italiano da Alessandro Biti

Probabilmente sarei diventato un giovane patriota se fossi nato un po’ prima. Sono nato nel 1941, ma non ricordo quando la Costituzione nipponica fu redatta.(2) Quando ero un bambino, mi ripugnava(?) che il Giappone avesse combattuto una stupida guerra. Sentii, per sentito dire, alcune persone che raccontavano orgogliosamente le terribile cose che i militari giapponesi avevano fatto in Cina. Allo stesso tempo, mi raccontavano come la popolazione giapponese soffrisse sotto i bombardamenti aerei. Dopo aver sentito varie storie da molte persone, ho iniziato veramente ad odiare il Giappone, pensando di essere nato in un paese che faceva cose stupide.

La guerra finì quando avevo quattro anni, così la mia esperienza della guerra è molto diversa da quella di Takahata Isao (cofondatore dello Studio e maestro di Miyazaki Hayao), che è di sei anni più anziano di me, o dell’esperienza di mia moglie, che ha tre anni in più di me. Ancora però, ricordo un bombardamento aereo e la mia città bruciata. La sconfitta della guerra mi aveva umiliato. Dopo il conflitto, molti americani vennero in Giappone, e le persone si raggrupparono intorno a loro, guardandoli con curiosità. Ma io ero il tipo di bambino troppo timido per andare a chiedere una gomma da masticare o della cioccolata.
Ho letto molti libri di guerra. I libri che uscirono quando io ero un bambino narravano di come le persone si vergognassero di quello che fecero e di come la realtà della guerra sia molto diversa da quello che si pensava o si era portati a pensare. Persone di vari ambienti, non solo di chi era in prima linea a sparare, che non sono stati “eroi” durante la guerra, pubblicarono storie e rivelarono cose come l’inaffidabilità dei rada giapponesi e di come il conflitto stava fallendo, malgrado tutti gli sforzi e sacrifici.

John Lasseter and Hayao Miyazaki

Non c’erano buone notizie. Sentire storie, come quella di come alcuni marinai andarono alla deriva dopo essere sopravvissuti al naufragio della loro nave, ho pensato che fosse una guerra patetica, perfino da bambino. Anni più tardi, ho letto il romanzo di Robert Atkinson Westall “The machine gunners” (1975) e ho capito cosa intendesse. I protagonisti del romanzo sono ragazzi che in tempo di guerra sono indignati di come gli adulti tifino “Guerra! Guerra!” senza prendere il conflitto sul serio. Nel romanzo, la serietà è il confine stabilito dai protagonisti tra loro e il mondo che li circonda. Penso che Westall è più anziano di me (3), e morì quando aveva sessantatré anni.

Dopo aver letto il libro di Westall, ho capito la mia vera natura. Io sono il tipo di persona che diventa passionale e arriva a pensare che ci dovrebbe essere qualcosa più importante della mia sola vita e che dovrei sacrificarmi per esso. Se fossi nato un po’ prima, sarei probabilmente diventato un fervente patriota militare. Se fossi nato molto prima, sarei partito come volontario e sarei morto sul campo di battaglia. Penso che l’unico momento in cui realizzi veramente cosa sia la guerra è quando rischi di morire. Non so se questa è una fortuna o no, ma io ho una vista scarsa, così non sono potuto andare volontario per una missione suicida e probabilmente mi avrebbero chiesto di produrre fumetti e immagini di propaganda.

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